Questo inverno, per tre o quattro giorni, c’è stato talmente tanto freddo che per andare a fare una piccolo viaggio in Toscana siamo andati a cercare gli indumenti nella scatola dei vestiti da sci. Avevamo due giorni liberi e abbiamo preferito bardarci piuttosto che rinunciare ad una delle nostre gitarelle. Ad onor del vero a San Gimignano eravamo già andati diversi anni fa, quando mio marito aveva sentito la notizia alla radio che qui ci fosse la gelateria più buona del mondo. Ci sono due cose per le quali mio marito non si fermerebbe mai: la pizza e il gelato. Ma in quel periodo, ironia della sorte, faceva talmente tanto caldo che quasi non si faceva in tempo a mangiare senza che gocciolasse tutto sulle mani, e ci eravamo ripromessi di tornare a visitare la città delle torri quando avesse fatto più fresco. Con sei gradi sotto zero alle 10 del mattino siamo decisamente stati accontentati.
Passeggiando tra i vicoli lastricati di mattoncini rossi, ovunque guardassimo incrociavamo le sagome delle tantissime torri. La domanda sorge spontanea: perché anticamente hanno trasformato San Gimignano in una specie di Manhattan medievale? Pare che in quel periodo più alta fosse la torre costruita sulla propria abitazione, maggiore era il prestigio di quella famiglia. Una specie di gara a chi, con i limitati mezzi del tempo, riuscisse ad arrivare più in alto. Le torri erano 72 in passato, ma molte di queste sono andate distrutte. Ne sono rimaste meno di 20 ma San Gimignano, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, rimane comunque uno degli esempi più belli di città medievale italiana.
Stanca di essere avvolta in due sciarpe e con un giaccone così gonfio da farmi muovere come un pinguino, ho ben pensato di andare a scoprire qualche nuovo piatto toscano, questa volta pretendendo che fosse caldo! Ci siamo seduti e abbiamo preso tre zuppe tradizionali, nel caso due non ci avessero scaldato a sufficienza. La ribollita, la pappa al pomodoro, ed un piatto di lenticchie in umido. Così ho scoperto che anticamente, insieme alle lenticchie, ma anche ad altri legumi in generale, cuocevano delle fette sottili di patata, in modo che con la cottura si trasformassero in una crema. Ed ecco qui un piatto caldo, povero di calorie ma delizioso. Ho aggiunto delle spezie che dovrebbero sempre accompagnare i legumi, perché insaporiscono molto e aiutano a prevenire eventuali fastidi.
Lenticchie alla crema di patate, salvia e cumino
Ingredienti per quattro persone:
Lenticchie piccole secche 250 g
Una patata media di circa 250 g
Una cipolla
Un cucchiaio di semi di cumino
Qualche foglia di salvia
Olio extravergine di oliva
Sale
Procedimento:
Mettere a mollo le lenticchie per una notte. Tritare finemente la cipolla e metterla ad imbiondire in una casseruola dove sia stato scaldato un cucchiaio di olio, poi aggiungere il cumino e mescolare. Dopo qualche minuto versare nella pentola le lenticchie, farle soffriggere e coprirle con tre tazze di acqua calda. Lasciare cuocere per un’ora, aggiungendo acqua calda se necessario. Sbucciare la patata, tagliarla a fette sottilissime e metterle a cuocere con le lenticchie per altri 20 minuti insieme alle foglie di salvia tagliate a pezzetti. Spegnere il fuoco, aggiungere il sale e il pepe, mantecare con due cucchiai di olio extravergine di oliva. Buon appetito!