C’è chi le fregnacce le dice e c’è chi le fa. In questo caso appartengo decisamente alla seconda categoria, perché di fregnacce oggi ne ho fatte molte. Eh sì, perché questo nome così irriverente è quello che è stato tradizionalmente dato, nel reatino, ad un tipo pasta semplice e rustica, tagliata senza troppa cura, ma che fa davvero cambiare opinione sul suo conto quando la mettiamo in bocca. Tanto per sottolineare che le nostre papille gustative vanno molto d’accordo con i sapori più genuini, ecco che una bella fregnaccia può giungere sul nostro piatto per sbandierarci che sì, lei è racchiusa dentro un nome un po’ provocatorio, ma gran parte del cibo che oggi mangiamo dovrebbe scoprirsi il capo al suo cospetto.
Dimenticavo! C’è anche chi le fregnacce non le dice ma può essere non creduto. Potrebbe essere il mio caso se vi raccontassi che, a pochi passi da casa mia, a Fara in Sabina, c’è un olivo che ha più di 2000 anni, chiamato L’Olivone. Fregnaccia! Pensereste voi. Invece no: l’olivo c’è ed è il più vecchio d’Europa e forse del mondo. E’ una roba la cui chioma ha un diametro di 30 metri e il cui tronco di 7. Guardate mio marito, che si è gentilmente prestato a fare da modello metrico: sembra un lillipuziano al suo cospetto, eppure vi assicuro che è un uomo alto! E continuiamo con le non fregnacce: a pochi chilometri dall’ulivo, c’è un’abbazia del VI secolo che sorge in un piccolo borgo cristallizzato in un’epoca antica, tra vicoli ricoperti di sassi e costruzioni suggestive, tutto stretto dall’abbraccio di un bosco stupendo e di colline ricoperte di olivi argentati che si stendono a perdita d’occhio.
E’ la famosa Abbazia Benedettina di Farfa, la cui leggendaria chiesa è curata dai monaci cassinesi. Ci sono anche una splendida biblioteca e un bellissimo chiostro e addirittura Carlo Magno sostò in questo luogo. D’estate io e mio marito, a volte, ci concediamo un aperitivo in uno dei cortili alberati del piccolo borgo, allietati dalla musica jazz suonata dal vivo. A proposito di jazz! Ogni anno c’è un festival stupendo nella città di Fara in Sabina, il cui territorio ospita tutte le meraviglie che ho descritto: il Fara jazz festival! Non posso far altro che consigliarvi di seguirlo, è davvero stupendo. Inoltre Fara in Sabina, che si trova a pochi chilometri dall’abbazia, è un paesino così bello da lasciare intontito il visitatore e merita sicuramente un post a parte. E le fregnacce? Ecco, quelle le ho condite con una crema di olive verdi in salamoia, mandorle e olio extravergine della Sabina. Questo è il terzo post riguardante gli olivi, quello in cui parlerò dei benefici della notissima drupa meravigliosa, dopo aver parlato qui dei difetti dell’olio e qui di come si effettua un assaggio. Vediamo perché nutrirsi di un buon extravergine di oliva, o delle deliziose olive, fa davvero bene alla nostra salute.
Qui è il mio articolo, riguardante i benefici dell’olio di oliva, che ho pubblicato nella interessantissima rivista Farmamagazine, distribuita gratuitamente in tutte le farmacie d’Italia. Penso possiate avere un’esaustiva descrizione dei benefici portati dall’utilizzo dell’olio extravergine di oliva e delle olive stesse. Riguardo a queste ultime, io penso che debbano essere utilizzate più spesso in cucina: consideratele dei piccoli concentrati che allungano e migliorano la vita perché ricchissime di sostanze, i flavonidi, che aiutano il nostro organismo ad affrontare al meglio diversi problemi. Io condisco spesso sia i primi che i secondi piatti con le olive. Ad esempio, qui troverete la ricetta dei fusilli alle olive nere e cumino. Ed ecco la ricetta delle strepitose fregnacce reatine condite con olive verdi e mandorle.
Fregnacce reatine alla crema di olive verdi e mandorle
Ingredienti per quattro persone:
Farina integrale 320 g
Mandorle con la pellicina 120 g
Olive verdi in salamoia 200 g
Prezzemolo
Aglio
Olio extravergine di oliva della Sabina
Fili o polvere di peperoncino
Sale e pepe
Come?
Disporre la farina a fontana e aggiungere acqua poco alla volta. Impastare fino ad ottenere una massa elastica e omogenea. Disporre l’impasto in un contenitore, coprire con un canovaccio e mettere a riposare in frigorifero per 30 minuti. Trascorso questo tempo, stendere con il mattarello fino ad ottenere una sfoglia non troppo sottile. Arrotolare la sfoglia e tagliare, con un grande coltello, in modo irregolare.
Lavare un mazzetto di prezzemolo, asciugarlo e togliere i gambi più grandi. Frullare grossolanamente le mandorle con mezzo spicchio di aglio e due cucchiai di olio. Aggiungere poi le olive e il prezzemolo e frullare ancora. Mettere la crema in un capiente contenitore.
Mettere sul fuoco una pentola contenente tre litri di acqua, quando bolle salarla e cuocere le fregnacce. Se la crema di olive fosse dura, aggiungere due cucchiai di acqua di cottura. Dopo pochi minuti le fregnacce saliranno: scolarle e condirle con la crema di olive. Aggiungere il pepe ed i fili o la polvere di peperoncino.
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